La mostra evento del grande artista olandese nelle sale di Palazzo Bonaparte a Roma
Dici Van Gogh e in risposta ottieni solo esclamazioni di apprezzamento o sospiri sognanti. Si, perchè l’artista per eccellenza rimane sempre lui, talentuoso e tormentato, paragonabile solo a un Caravaggio per followers e appassionati, profani o addetti ai lavori che siano. Inevitabile quindi il grande fermento per la mostra a lui dedicata prodotta da Arthemisia, che si terrà dall’8 ottobre 2022 al 26 marzo 2023 (prorogata fino al 7 maggio) nelle sale di Palazzo Bonaparte a Roma.
Saranno presentate 50 opere, provenienti dal prestigioso Museo Kröller-Müller di Otterlo, che custodisce i frutti del collezionismo di Helene Kröller Müller. La prima sezione della mostra è dedicata proprio a lei, che durante la sua vita mise insieme una raccolta di capolavori di artisti come Picasso, Mondrian, Cranach, Gauguin e, naturalmente, Van Gogh. Nel 1908 acquistò il primo dipinto dell’artista olandese, intuendone subito la grandezza, al quale seguirono molti altri, fino a costituire una delle collezioni di opere del maestro più importante al mondo.
Il percorso espositivo segue un iter cronologico, diviso in 4 sezioni, che ripercorrono l’intera vita di Van Gogh. La mostra include inoltre 5 postazioni interattive, che aiuteranno il visitatore ad approfondire il percorso artistico del pittore e la sua evoluzione anche in senso tecnico, e una suggestiva installazione multimediale dedicata al celeberrimo dipinto Notte stellata. Attraverso giochi di luce e riflessi sarà come entrare nel magico ed avvolgente blu dell’iconica opera, abbagliati dalla luce delle stelle.
“Prima sogno i miei dipinti, poi dipingo i miei sogni.”
Il periodo olandese
L’esordio artistico di Van Gogh si focalizza sulla rappresentazione di una compagine umana composta da umili lavoratori, contadini, tessitori, donne curve sui campi, martiri di una religione della fatica nobilitata dal senso del dovere, in grado di sublimarne la durezza. I toni di questi dipinti e disegni sono scuri, come la terra sulla quale si muovono i personaggi raffigurati; l’artista si sofferma sui loro gesti quotidiani, movimenti che si susseguono ogni giorno nello stesso modo, come fossero grani di un rosario, solenni quanto una preghiera. Si avverte in questa fase la forte empatia e il rispetto che Van Gogh prova per loro, eleggendoli a protagonisti di un racconto di vita che celebra la normalità, le difficoltà e l’epica stessa del lavoro.
Parigi
La capitale francese accoglie Van Gogh nell’inverno del 1886; parliamo del luogo dove, in quel periodo, si concentravano le maggiori novità e sperimentazioni artistiche. Entra qui a contatto con il gruppo degli Impressionisti, con la loro tavolozza vibrante, focalizzata sulla resa del fenomeno luminoso; segue con interesse la successiva virata verso il Neo-Impressionismo, che cerca di razionalizzare la pura e semplice rappresentazione del visibile collegandosi alle leggi scientifiche dell’ottica e della percezione.
Il genere che in questa fase lo interessa maggiormente è quello del ritratto, inteso come scheda psicologica ed emotiva della persona, dove i lineamenti o gli abiti ricalcano la personalità della figura rappresentata quanto lo sfondo, vivido di pennellate che diventano traduzione di stati d’animo non percepibili ad occhio nudo. Splendido in tal senso il ritratto del suo amico Paul-Eugène Milliet, sottotenente del terzo reggimento degli Zuavi, la cui aria seriosa, data dal cipiglio e dalla divisa militare viene alleggerita dal berretto messo di traverso e da uno sguardo che sembra perdersi in qualche ricordo lontano.
Emozionate anche l’Autoritratto eseguito nel 1887; l’intenso blu-verde degli occhi riverbera sullo sfondo, sulla giacca, sulla cravatta, creando un’aura di luce che partendo dall’interiorità del soggetto va a interagire con ciò che lo circonda, in un osmosi tra interno ed esterno che arriva a permeare tutta la realtà. Esprimere, tirare fuori da dentro, mostrare agli altri la propria vulnerabilità: il coraggio dell’artista sta nel mostrarsi, nell’immolarsi alla vista altrui come un cuore azteco palpitante lasciato sui gradini di un tempio.
Arles (febbraio 1888 – maggio 1889)
E’ il 1888 quando Vincent si sposta nel Sud della Francia, ad Arles; i paesaggi soleggiati e la natura selvaggia rendono la sua pittura più libera, l’uso del colore diviene arbitrario, dettato non da leggi fisse bensì dalle emozioni. Il seminatore è l’emblema di questo periodo, un sole accecante giganteggia su un contadino felice di fare il suo lavoro, immeso in una natura che sembra fagocitarlo, mentre avanza su una terra che diventa blu di mare e giallo di grano, dove chi regna è sempre e solo la luce.
Saint-Rémy-de-Provence e Auvers-sur-Oise (maggio 1889 – luglio 1890)
Bisogna lasciare la natura a Van Gogh, perchè lui ne è il massimo interprete. I suoi alberi, in particolare, con i tronchi spesso contorti, maestosi e sofferenti nel loro ripiegarsi, esprimono tutta la sofferenza dello stare al mondo. L’artista sa leggere nei nodi del legno e nelle foglie dei rami i palpiti di un linguaggio perfetto e muto, universamente riconoscibile perchè atemporale e infinito. A Saint Remy Van Gogh torna a dipingere la natura in modo più diretto, in un dialogo profodamente sincero, che non richiede intermediari.
Vedo ovunque nella natura, ad esempio negli alberi, capacità d’espressione e, per così dire, un’anima.”
Questo periodo purtroppo è anche segnato da numerosi ricoveri in manicomio: l’artista è infatti vittima di violente crisi psicotiche. La condizione mentale alterata, gli sbalzi umorali e le crisi che vive lo tormentano al punto da portarlo a decidere di mettere fine alla sua vita, suicidandosi con un colpo di pistola. Una vita breve quella di Vincent, che si tolse la vita a soli 37 anni, pittore tra i più prolifici della storia dell’arte se si guarda al rapporto tra gli anni vissuti e la sua sconfinata produzione artistica: nove anni di febbrile attività, condotta spesso all’aria aperta, in condizioni climatiche ostili o sfiancanti, durante fasi di vita durissime, che lo vedono lottare contro i demoni nella sua mente, nutrito sempre però da quella fiamma che solo i veri artisti sentono dentro l’anima.
Non vivo per me, ma per la generazione che verrà.”
CLICCA QUI PER ACQUISTARE I BIGLIETTI
Fino al 7 maggio 2023
PALAZZO BONAPARTE
Piazza Venezia 5, Roma
Orari: Lun-Ven 9.00-19.00, Sab-Dom 9.00-21.00
Biglietti: Intero 18€ – Ridotto 16€