Alla Galleria Borghese le opere di Tiziano aprono un dibattito sulle declinazioni sentimentali del paesaggio
Alla Galleria Borghese di Roma si disserta di amore. E di natura. Principale oratore Tiziano Vecellio, il grande maestro veneto del ‘500, protagonista di un dibattito incentrato su due temi affascinanti e a tratti complementari. L’idea di questa piccola mostra dossier nasce grazie al prestito di Ninfa e pastore, dipinto realizzato da Tiziano intorno al 1565, concesso dal Kunsthistorisches Museum di Vienna nell’ambito di un programma di scambio culturale tra le due istituzioni.
L’opera è stata posizionata nella Sala di Psiche, dove già erano presenti altri suoi quadri appartenenti alla collezione permanente del museo. Tra questi, Amor sacro e Amor Profano e Venere che benda Amore, posti l’uno di fronte all’altro nell’allestimento a croce greca che richiama lo spettatore al centro: sugli altri due assi troviamo la Ninfa, che con la coda dell’occhio sembra osservare l’altra opera che completa il quadrato pittorico, ossia la copia delle Tre età dell’uomo di Tiziano eseguita da Giovan Battista Salvi, detto il Sassoferrato, nel 1682.
Nei quattro dipinti la natura si erge a pieno titolo a coprotagonista dell’iconografia rappresentata. Non solo sfondo e paesaggio, ma voce senza suono che commenta la scena attraverso prati, cieli e vegetazione. Al suo fianco, l’amore, analizzato nelle sue vesti terrene, sensuali, mitologiche e spirituali, un filo di luce che si dipana attraverso le dita del Tempo, muovendo pensieri e azioni delle figure che si trovano ad interagire con esso.
Nei dipinti antichi l’amore passionale veniva spesso contrapposto a quello spirituale, dedito a mire più alte rispetto alla semplice soddisfazione degli impulsi fisici. Questo tema è ben rappresentato in Venere che benda Cupido: il famoso storico dell’arte Erwin Panofsky vede nei due cupidi rappresentati la personificazione di Eros e Anteros, cioè le due facce dell’amore sopracitate. Quello passionale, bendato, non è in grado di vedere, e sembra quasi subire come una punizione la copertura dello sguardo, mentre l’altro, di matrice divina, è assorto in una profonda contemplazione, e sembra riuscire a scorgere oltre la scena rappresentata.
Anche nel celebre Amor Sacro e Amor profano le due figure ben rappresentano i due aspetti del sentimento amoroso; il dipinto appare come scisso, a sinistra la dama casta, composta, arroccata come la torre alle sue spalle nella castità che si piega solo ai doveri matrimoniali (rappresentati dai conigli che corrono sul prato); a destra una figura nuda e sensuale, scintilla di passione rossa come il mantello che la riveste, pronta all’azione fisica come i cacciatori impegnati nella corsa a cavallo dietro di lei.
I brani di paesaggio presenti quindi, commentano e sottolineano con vigore il messaggio simbolico proposto: nel caso della Venere che benda Cupido poi, lo squarcio di cielo rosso sangue che si staglia dietro i monti bluastri alle spalle della dea rientra a buon diritto tra i punti più alti di pittura naturalistica del XVI secolo.
Nel dipinto Le tre età dell’uomo un molle languore sembra pervadere i protagonisti: se gli amorini sulla destra dovrebbero rappresentare la vivacità dell’infanzia, questa viene paradossalmente contraddetta dal fusto secco dell’albero al quale sui appoggiano. La parte centrale dell’esistenza umana invece, rappresentata dai due giovani innamorati, sembra perdere di intensità passionale nel gioco malinconico di sguardi che già presagisce una fine, culminante nella figura di anziano eremita in contemplazione della morte in bilico sul ciglio della collina sullo sfondo.
Ninfa e pastore, eseguita da Tiziano nel 1570, è l’opera più tarda del maestro qui esposta. Lo sfondo apparentemente incoerente e pastoso ci ricorda come, anziano e con problemi alla vista, fosse solito dipingere sulla tela usando direttamente le dita. Un magma atmosferico in bilico tra attesa sensuale e scroscio di temporale, un cielo che anticipa Turner, l’astratto futuro fa capolino tra le fronde. Un’aria cristallina resa attraverso guizzi di bianco argento che riecheggiano nell’incarnato della ninfa opulenta, che diventa personificazione della natura stessa, contrapposta alla fisicità più terrena del giovane pastore, che la guarda in attesa di un cenno che tarda ad arrivare.
Lo sguardo di lei infatti sembra guardare oltre, come quello del Cupido, o quello della donna che incarna l’Amor Sacro o ancora quello del giovane innamorato delle Tre età dell’uomo. Una ninfa che non sa se assaggiare i frutti dell’amore, come la capra che addenta il fogliame davanti a lei, o lasciarsi piuttosto andare a un sonno intimo e senza fuoco, dormiente come la pelle di animale esotico sul quale è adagiata, emblema del capriccio e della passione edulcorata però dal morso aggressivo e vitale.
Fino al 18 Settembre 2022
Galleria Borghese
Piazzale Scipione Borghese, 5
Orari: Dal martedì alla domenica: 9.00 – 19.00
Biglietti: €13 (ultimo turno di entrata €8)