Ode al Rinascimento: la chiesa di San Pietro in Montorio e il Tempietto del Bramante
In uno degli angoli più suggestivi di Roma si schiude uno scrigno dove l’architettura del Rinascimento assume forme e contorni da togliere il fiato. La chiesa di San Pietro in Montorio, con il Tempietto del Bramante al suo fianco, brilla sospesa sulla città.
Questa mattina mi trovavo a San Pietro in Montorio, sul monte Gianicolo, e c’era un sole magnifico…Questo luogo è unico al mondo, mi dicevo sognando, e la Roma antica, mio malgrado, superava quella moderna, tutti i ricordi di Livio tornavano ad affollarmi la mente.
La pensava così Stendhal, in visita al complesso il 16 ottobre del 1832. I suoi pensieri potrebbero essere gli stessi di un visitatore moderno che, in una giornata di primavera inoltrata, decida di raggiungere questa chiesa abbarbicata sul Gianicolo, la cui vista generosa su Roma concilia con il mondo. Andateci anche solo per ammirare il Tempietto del Bramante che, a fianco alla chiesa, in uno dei cortili del convento di San Pietro in Montorio, regala uno dei più alti esempi di architettura rinascimentale.
La scelta del luogo, tra tradizione e mistero
La chiesa di San Pietro in Montorio sorge nel luogo dove la tradizione vuole che sia stato crocifisso san Pietro. Nella prima metà del IX secolo le fonti citano l’esistenza di un complesso monastico passato, nei secoli, ai Celestini e poi ai Benedettini. Nel 1472 Papa Sisto IV della Rovere decise di riqualificare il Convento che versava in uno stato di abbandono. Il complesso fu così affidato al suo confessore, Amadeo da Silva, affinché costruisse un nuovo monastero di francescani riformati.
Il supporto finanziario più sostanzioso arrivò dai reali di Spagna Ferdinando II e Isabella di Castiglia, oltre che da papa Alessandro VI Borgia, che consacrò la chiesa nel 1500. Ma cosa c’entra il tempietto con il coinvolgimento dei Re Cattolici Isabella e Ferdinando? Pare che l’intervento dei Reali di Spagna fosse dovuto all’intercessione di Amadeo da Silva, affinché la coppia potesse concepire un figlio maschio.
Il tempietto del Bramante: un gioiello per celebrare un “eroe”
Da qui l’incarico della costruzione del tempietto, conferito a Bramante, che lo realizzò tra il 1502 e il 1510. Il piccolo edificio doveva ricordare il martirio di san Pietro, avvenuto, secondo la tradizione, proprio sul Gianicolo.
Bramante ricorre alla forma classica tempio circolare periptero, circondato da 16 colonne in granito – 16 era il numero riconosciuto da Vitruvio come perfetto – con basi e capitelli in marmo chiaro. Si tratta di una tipologia di tempio tradizionalmente dedicata agli eroi. D’altronde Pietro, primo pontefice e fondamento della Chiesa romana, era identificato come come eroe cristiano.
La cripta circolare è il cuore della struttura. La forma cilindrica è trasformata da alte nicchie, quattro delle quali ospitano piccole statue degli evangelisti. L’altare accoglie una statua di San Pietro di anonimo lombardo, mentre il pavimento è a tessere marmoree policrome, in stile cosmatesco. Basta alzare lo sguardo per incrociare la cupola con raggio pari alla sua altezza, e all’altezza del tamburo su cui si appoggia.
Nel vano interrato, un foro coperto da una lapide indica il punto esatto in cui, secondo la tradizione, sarebbe stata conficcata la croce capovolta del martirio di San Pietro. Più che uno spazio dedicato alle funzioni liturgiche, l’edificio doveva infatti essere un monumento puramente simbolico e commemorativo.
Perché “San Pietro in Montorio”?
Nel 1320 la chiesa si chiamò “Sancti Petri Montis Aurei” e “Montorio” sarebbe la corruzione di “Mons aureus” o “Monte d’oro”, dalla marna gialla, anche detta “mica aurea”, un tipo di roccia che caratterizza il colle Gianicolo sul quale il complesso insiste.
A guardarlo oggi, così perfetto e assorto nel suo silenzio, non sembra, ma per via della la sua posizione esposta, sul confine della città, il complesso di San Pietro in Montorio fu oggetto di gravi danneggiamenti per mano dei francesi di Napoleone III, intervenuti a soffocare la seconda Repubblica Romana del 1849. Durante la difesa del Gianicolo la chiesa fu utilizzata come ospedale e il suo archivio venne disperso e saccheggiato.
Un modello per Raffaello
Osservando il Tempietto del Bramante al visitatore sembrerà di riconoscere il Tempio di Vesta a Tivoli, ma anche di intravedere elementi del Pantheon o del Tempio di Ettore Vincitore, nel Foro Boario a Roma, monumenti dai quali effettivamente l’architetto prese spunto. Eppure c’è un altro capolavoro dell’arte dove proprio questo tempio ritorna.
Nello Sposalizio della Vergine, un Raffaello appena ventunenne riproduce un grande edificio che presenta una notevole somiglianza con il Tempietto di San Pietro in Montorio che Bramante proprio in quegli anni stava realizzando a Roma. Anche se il giovane Urbinate non vide direttamente l’edificio del suo amico architetto, potrebbe averne conosciuto i progetti. Inserendo il richiamo al Tempietto, Raffaello scelse di celebrare un’epoca e i suoi ideali, riprendendo l’idea cinquecentesca dell’edificio centrale intorno a cui ruota lo spazio.
Arrivato a Roma, nel 1499, Bramante abbracciò gli ideali dell’architettura umanistica del Rinascimento, frutto della sua formazione a Urbino e a Milano, riuscendo a costruire un edificio che, pur sembrando riprodurre fedelmente un modello classico con elementi e lezioni dell’antichità, costituiva in realtà uno spazio tridimensionale assolutamente nuovo rispetto alla prospettiva bidimensionale del Quattrocento.
Andrea Palladio apprezzò a tal punto il lavoro del collega Bramante, da includere una piantina e un alzato del tempietto nel suo Quarto Libro di Architettura, pubblicato a Venezia nel 1570, tra i templi antichi di Roma.
Come fare per visitare il Tempietto di Bramante
Nel 1876 il convento fu ceduto dallo Stato italiano alla Spagna, alla quale ancora appartiene, e da questa destinato a sede della Reale Accademia di Spagna a Roma. Ecco perché oggi l’accesso avviene passando dalla Reale Accademia.
Il Tempietto è aperto dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 18; sabato e domenica dalle 10 alle 18. Le visite sono attualmente suddivise in fasce orarie stabilite dalla Reale Accademia di Spagna. Per questo si consiglia di consultare il sito o di prenotare al numero 065812806.
La chiesa di San Pietro in Montorio
È vero, il Tempietto del Bramante rapisce lo sguardo con il suo movimento circolare e l’armonia delle sue curve. Ma è il momento di spostarci nell’adiacente chiesa di San Pietro in Montorio, a navata unica, dove lo sguardo spazia verso le cinque cappelle laterali per fermarsi sull’abside. In seguito al diffondersi della notizia che la chiesa contenesse la memoria del martirio di San Pietro, i frati provvidero a far abbattere il vecchio edificio per costruirne uno nuovo.
La ricostruzione fu affidata a Baccio Pontelli per la pianta interna e alla scuola di Andrea Bregno per la facciata rinascimentale a timpano a due ordini sovrapposti, con un rosone gotico centrale e la scalinata a doppia rampa che si immette nella chiesa. Ad abbellire questo scrigno che accoglie il visitatore con la sua atmosfera intima, sono i capolavori di alcuni maestri di Cinque e Seicento.
Dalla prima cappella a destra, con la Flagellazione e la Trasfigurazione di Sebastiano del Piombo, l’occhio scivola verso gli affreschi attribuiti al Pomarancio e alla scuola del Pinturicchio, incrocia la sibilla allegorica attribuita a Baldassarre Peruzzi per insinuarsi tra gli affreschi di Giorgio Vasari, nella cappella del Monte.
Sotto l’altare maggiore, attribuito a Giulio Mazzoni, erano tumulate, fino al 1798, le spoglie della povera Beatrice Cenci, finché la tomba non fu profanata da alcuni soldati francesi. E sempre sull’altare maggiore trovava posto, fino al 1797, la Trasfigurazione di Raffaello, prima di essere sottratta dai francesi nel 1797, e passare, dopo il 1816, alla Pinacoteca vaticana dove oggi è custodita. In questo trionfo di pennelli, stucchi e scalpelli, opera di illustri maestri, da Gian Lorenzo Bernini a Daniele da Volterra, da Giulio Mazzoni a Leonardo Sormani e David de Haen, lo sguardo esulta. Sul lato sinistro della navata trovano posto le tombe dei Conti Irlandesi Hugh O’Neill e Rory O’Donnell.
Il cannone del Gianicolo spara il suo colpo quotidiano, un rito che si ripete dal 21 aprile del 1959. È mezzogiorno, ma in quest’angolo di pace di una Roma assorta, il tempo è un concetto che sfugge.
Indirizzo
Piazza San Pietro in Montorio, 2 (Gianicolo)
Orari di apertura
dal lunedì al venerdì dalle 14 alle 18; sabato e domenica dalle 10 alle 18