Tra le pagine e i luoghi della città eterna
L’anima di un romanzo, il cuore pulsante di una storia, risiede nei suoi personaggi, riluce nella sua trama e si esprime tramite la voce del narratore ma anche e soprattutto nei luoghi – nelle piazze, tra i vicoli, passeggiando sopra l’arco di un ponte e in attesa nei caffè – in cui le vicende si svolgono, e i destini dei protagonisti si intrecciano.
La città eterna è stata esplorata, studiata, descritta, narrata e letta in tutte le epoche senza mai smettere di esercitare il suo fascino, di essere uno spazio fisico ed emotivo ricco di storie irriverenti e divertenti come nei racconti di Veronica Raimo, un grande schermo sul quale i protagonisti si muovono e cercano, o spesso perdono, il loro senso più profondo come ne L’ultima estate in città di Calligarich o il luogo misterioso del ricordo e delle relazioni familiari come nelle pagine di Emanuele Trevi.
La casa del mago di Emanuele Trevi, romanzo finalista del Premio Campiello 2024 e pubblicato da Ponte alle Grazie nel settembre 2023, rappresenta ad esempio un racconto intimo che ripercorre il rapporto personalissimo dello scrittore con suo padre, un celebre ed enigmatico psicoanalista junghiano. Il fulcro della narrazione si svolge proprio nell’appartamento-studio del padre, situato nel quartiere di Monteverde che diventa non solo locus fisico ma psichico dove prendono vita le suggestioni dello scrittore. Nella casa del mago, luogo impalpabile e misterioso, dove il figlio deciderà di andare ad abitare dopo la morte del padre, diventa teatro di personaggi eccentrici e rocamboleschi come la Degenerata, donna delle pulizie più avvezza ad imporre le sue volontà che a spolverare soprammobili, e Paradisa, una prostituta peruviana dall’odore dolcissimo e dotata di “felina pigrizia”. Anche queste figure femminili scompariranno nel nulla così come sono arrivate. Perché il romanzo di Trevi in fondo parla anche di uno spazio dove “quella di passare inosservati è, alla prova dei fatti, solo una delle tante illusioni che Roma regala ai suoi abitanti.”
Nel romanzo La verità che ci riguarda, pubblicato da 66thand2nd, la scrittrice e sceneggiatrice Alice Arciuolo, originaria di Latina, racconta attraverso gli occhi della giovanissima Milena una Roma incantatrice, la città dell’emancipazione ma anche della dipendenza affettiva che si sviluppa fin da subito nel rapporto con Emanuele, un uomo più grande che le promette una vita fatta di lusso e di vestiti da boutique. Vediamo Milena al caffè di Sant’Eustachio, nel quartiere di San Teodoro, mentre girovaga avanti e indietro per Via Nazionale cercando, negozio dopo negozio, un involucro adatto al nuovo corpo che sta modellando a piacere per gli altri. La capitale di Arciuolo è una dea tentatrice ma anche una città inaccessibile, non solo economicamente (Milena risiede presso un istituto religioso verso Villa Torlonia pagando un affitto calmierato) ma anche emotivamente perché promesse ed illusioni la allontanano dalla madre e dalle radici ciociare che hanno plasmato la sua infanzia.
Veronica Raimo, romana e autrice di numerosi romanzi tra cui Niente di vero (Premio Strega Giovani 2022) con la sua ironia graffiante e la sua schiettezza dissacrante, ci conduce in una Roma diversa, ironica, quasi caricaturale. Nel racconto chiamato Commissione, parte della raccolta La vita è breve, eccetera, (Einaudi), la protagonista si trova a destreggiarsi allo stesso tempo tra il rapporto con il suo editore e quello con la signora Perillo, una vicina di casa a dir poco problematica ed esigente, come se una sorta di karma cosmico li legasse indissolubilmente. La storia si svolge nel quartiere del Pigneto definito “il cuore alternativo della capitale, la vecchia borgata pasoliniana dove ogni settimana qualche arguto giornalista viene in missione per rivelare al mondo che tra la Prenestina e la Casilina si nasconde la Williamsburg romana” – e ci offre una visione di Roma per quello che è nella sua forma quotidiana, lontana da qualsiasi tipo di idealizzazione o edulcorazione.
E anche nel romanzo L’ultima estate in città (pubblicato negli anni da diverse case editrici, tra cui Bompiani) di Gianfranco Calligarich, la città eterna prende le sembianze di un luogo mistico e sensuale. Gli orologi agli angoli delle strade, le piazze lastricate, le strade per Ostia diventano il palcoscenico in cui i desideri più intimi del trentenne Leo Gazzara si rifugiano, affannandosi nei caffè, per le strade del centro storico popolato da “scalinate accecanti, fontane strepitose, i templi in rovina e il silenzio notturno”. In Calligarich, le contraddizioni della grande città emergono con una potenza poetica ed evocativa estremamente suggestiva: “Roma ha in sé un’ ebrezza particolare che brucia i ricordi. Più che una città è una parte segreta di voi, una belva nascosta”.