Dove vedere le opere di Raffaello Sanzio a Roma
Il cardinale Pietro Brembo scrisse in latino l’epitaffio sulla tomba di Raffaello, la frase recita cosi: “Qui giace Raffaello: da lui, quando visse, la natura temette d’essere vinta, ora che egli è morto, teme di morire”. Anche il Vasari ebbe parole di lode nei suoi confronti, nei suoi testi si legge: “Raffaello era uno di quelle persone che possiedono un dono, è impossibile chiamarli soltanto uomini, ma piuttosto meglio definirli degli dei mortali.”
Considerato uno dei più grandi artisti d’ogni tempo ed una delle leggende del Rinascimento Italiano, Raffaello in poco più di 25 anni di attività ci ha lasciato capolavori riconosciuti e ammirati in tutto il mondo e una straordinaria eredità di bellezza e perfezione.
BIOGRAFIA DI RAFFAELLO
Raffaello Sanzio, “principe delle arti”, era figlio di un certo Giovanni Santi di Urbino, “un pittore senza grandi meriti”, per citare Vasari. Il destino volle che il luogo di nascita di Raffaello fosse anche quello del Bramante, architetto di papa Giulio II e lontano parente di Raffaello. Nel 1508 Bramante, impegnato nella costruzione della nuova Basilica di San Pietro, presentò Raffaello, che dopo l’apprendistato dal Perugino si era intanto trasferito a Firenze, a Papa Giulio II, grosso mecenate e persona ambiziosa di lasciare una traccia di sé nella storia. Giulio II aveva intenzione di non utilizzare gli appartamenti del suo predecessore Alessandro VI ma scelse altre stanze al piano superiore dove convocò una serie di artisti per decorarle. Ed è qui dove Raffaello fu messo alla prova in una delle “stanze” (Stanza della Segnatura) e realizzò l’affresco La disputa del Sacramento che piacque cosi tanto al Papa che gli affido la decorazione di tutte le 4 sale, distruggendo tutto ciò che era stato fatto in precedenza e licenziando su due piedi gli altri artisti. La decorazione delle Sale impegnò Raffaello lungo tutta la sua breve vita e l’ultima delle sale fu completata dai suoi collaboratori.
L’ultima sua opera, la Trasfigurazione, commissionata dal cardinale Giulio de’ Medici e conservata oggi nella Pinacoteca Vaticana, gli fu posta accanto al suo letto quando morì e come ricorda Vasari: “gli misero alla morte, nella sala ove lavorava, la tavola della Trasfigurazione che aveva finita per il cardinal de’ Medici: la quale opera, nel vedere il corpo morto e quella viva, faceva scoppiare l’anima di dolore a ognuno che quivi guardava”. Raffaello oggi è sepolto al Pantheon.
Le Stanze di Raffaello
Musei Vaticani
La prima sala decorata fu La Stanza della Segnatura, che prende il nome dal tribunale del Vaticano presieduto direttamente dal Papa. L’iconografia ha fatto pensare che originariamente la sala fosse destinata a ospitare lo studiolo e la biblioteca del papa, in questa sala vediamo infatti la celebrazione delle conoscenze teologiche e filosofiche, del Vero, del Bene e del Bello. Il Bello è rappresentato dal monte Parnaso con Apollo e le Muse, il Bene dalle Virtù Cardinali e Teologali e la Legge, la teologia è rappresentata dalla Disputa del Sacramento e la Filosofia dalla straordinaria Scuola di Atene.
Questo capolavoro ritrae i più celebri filosofi dell’antichità: al centro c’è Platone e Aristotele, sulle scale Diogene, a sinistra troviamo Eraclito con i tratti di Michelangelo, a destra Zoroastro, Tolomeo e lo stesso Raffaello con un berretto.
La Stanza di Eliodoro celebra gli interventi divini per proteggere la Chiesa dalle minacce, e rappresenta negli archi delle pareti 4 scene di episodi storici realmente accaduti: La cacciata di Eliodoro dal Tempio; La Messa di Bolsena; La liberazione di San Pietro; Incontro di San Leone Magno con Attila. Come confermato dal restauratore dei Musei Vaticani, Paolo Violini, c’è stata una straordinaria evoluzione della tecnica pittorica di Raffaello da quanto iniziò nel 1508 i lavori nella Stanza della Segnatura al 1514 con la fine della Stanza di Eliodoro.
Nella stanza dell’incendio di Borgo si assiste alla celebrazione di Papa Leone X tramite la rappresentazione di miracoli di altri Papi di nome Leone.
Infine nella stanza di Costantino, la più grande e recentemente restaurata, la tematica è il trionfo del Cristianesimo sul Paganesimo. Grazie proprio ai recenti restauri, si è potuto confermare che qui Raffaello aveva dipinto nei suoi ultimi giorni due figure allegoriche, Iustitia e Caritas, con la tecnica ad olio e non con la consueta tecnica dell’affresco.
La Fornarina
Palazzo Barberini
La celebre Fornarina è un bellissimo e misterioso dipinto di Raffaello. Soggetto di questo ritratto, secondo tradizione, è la musa ispiratrice e amante di Raffaello: Margherita Luti, figlia di un panettiere di Trastevere, da cui il nome di “Fornarina”. Non c’è traccia di alcuna commissione per l’opera, si suppone infatti che Raffaello dipinse questo quadro per sé stesso negli ultimi anni della sua vita.
La Deposizione di Cristo (Deposizione Borghese)
Galleria Borghese
Questa opera restò per 100 anni nella Chiesa di San Francesco a Perugia finché una notte fu rubata ed inviata a Papa Paolo V che la regalò al nipote Scipione Borghese. La leggenda narra che uno degli uomini che porta il corpo di Cristo sia proprio Grifonetto Baglioni, in memoria del quale la madre addolorata, Atalanta, commissionò il dipinto.
Il Profeta Isaia
Chiesa di Sant’Agostino
Questo magnifico affresco nella Chiesa di Sant’Agostino a Roma, è un opera che ricorda Michelangelo che all’epoca aveva appena terminato gli affreschi del soffitto della Cappella Sistina. Lo stesso Michelangelo pare che apprezzo l’omaggio di Raffaello.
Loggia di Galatea
Viilla Farnesina
La Loggia di Villa Farnesina prende il nome dalla ninfa Galatea affrescata da Raffaello. Con i tratti del viso delicati, in contrasto con il corpo rigoglioso, trasportata sull’acqua in un cocchio formato da una conchiglia trainata da delfini e intorno una festa di tritoni, amorini e nereidi.
La Loggia di Galatea fu è affrescata da vari artisti, come Baldassarre Peruzzi e Sebastiano Del Piombo.
Loggia di Amore e Psiche
Viilla Farnesina
La Loggia di Amore e Psiche prende il nome dalla decorazione ad affresco sulla volta realizzata da Raffaello e dalla sua scuola nel 1518. Gli affreschi rappresentano episodi della favola di Psiche, narrati nell’Asino d’oro di Apuleio, già utilizzati nel XV secolo per immagini nuziali.
Madonna di Foligno
Pinacoteca Vaticana
Giulio Sigismondo de’ Conti, che commissionò il dipinto, è raffigurato in ginocchio insieme a tre Santi, San Gerolamo, San Francesco e San Giovanni Battista. Il dipinto fu ordinato per ringraziare la Vergine per aver salvato la propria casa e famiglia a Foligno colpita da un fulmine.
La Trasfigurazione
Pinacoteca Vaticana
L’ultimo grande lavoro di Raffaello che rappresenta due episodi tratti dal Vangelo secondo Matteo. Nella parte superiore del dipinto, Gesù lievita in alto circondato da un alone luminoso, Giacomo, Giovanni e Pietro giacciono a terra. A fianco di Gesù Mosè ed Elia. Nella parte inferiore dell’opera, più scura data l’assenza di Cristo, c’è un inquietante mix di panico e impotenza tra i nove apostoli raffigurati, che cercano invano di guarire il povero ragazzo indemoniato.