Alla scoperta delle collezioni artistiche delle due Gallerie Nazionali di Arte Antica a Roma
Tra i numerosi e ricchissimi musei di Roma due in particolare devono la loro origine al legame con famiglie aristocratiche che annoverano tra i loro illustri rappresentanti Pontefici e Cardinali. La loro costruzione quindi, oltre a essere simbolo del prestigio delle famiglie rappresentate, potè contare sull’estro creativo dei maggiori architetti dell’epoca nella quale furono edificati. Stiamo parlando delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma, Palazzo Barberini e Galleria Corsini.
Palazzo Barberini
Se il concetto di architettura Barocca potesse essere rappresentato da un edificio, questo sarebbe sicuramente Palazzo Barberini. La sua costruzione, avvenuta nella prima metà del Seicento per volere di Papa Urbano VIII nei pressi dell’attuale piazza Barberini, vide avvicendarsi i maggiori nomi di questo periodo storico: Carlo Maderno, Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini.
I Barberini erano una nobile famiglia toscana, trasferitasi poi a Roma. Celebri per essere stati dei grandissimi mecenati artistici, furono anche tristemente noti per aver ecceduto nella spoliazione di monumenti antichi al fine di ottenere materiali preziosi per la costruzione di nuovi edifici o chiese. Da qui il famoso detto: Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini (Quello che non fecero i barbari lo fecero i Barberini). Il membro della famiglia che senza dubbio diede più lustro al cognome fu Maffeo Barberini, alis Papa Urbano VIII. Questi acquistò una villa sul colle del Quirinale allo scopo di renderla residenza di famiglia per sè e per i nipoti. Carlo Maderno fu il primo a intervenire sull’edificio pre-esistente, collegandolo tramite un braccio centrale ad una nuova ala. Si venne a creare quindi una originalissima struttura a H, che incorniciava un ampio giardino. A Maderno seguì Gian Lorenzo Bernini, al quale si deve, con tutta probabilità, la finta loggia vetrata sovrastante il porticato d’accesso.
L’intervento del brillante scultore, che si cimentò spesso anche con progetti architettonici, torna all’interno del palazzo nella scala a pozzo quadrato, che fa il paio con quella elicoidale, strabiliante, a pianta ovale progettata da Francesco Borromini, suo acerrimo rivale oltre che genio incontrastato dell’architettura Barocca. Le due scale conducono, da parti opposte, all’elemento più famoso del Palazzo, ossia il salone centrale sormontato dal gigantesco soffitto (600 mq di estensione!) affrescato da Pietro da Cortona, dedicato al Trionfo della Divina Provvidenza. Un vortice di figure e colori, dove il sacro si mescola al profano in un sodalizio brilalnte ed eterogeneo, che fa girare la testa allo spettatore, inebriato dal marasma perfettamente equilibrato di Allegorie, Vrtù, unicorni, giganti, ciclopi e divinità pagane.
Le collezioni e i capolavori
Palazzo Barberini divenne museo aperto al pubblico nel 1953; in questa data diviene anche sede della Galleria Nazionale di Arte Antica insieme a Palazzo Corsini, che lo era già dal 1895. Le opere presenti nella collezione fanno parte delle principali scuole pittoriche dal Duecento al Settecento, con un particolare focus sul Cinquecento e il Seicento, rappresentati rispettivamente da artisti come Raffaello, Bronzino, Lorenzo Lotto e Tintoretto, per arrivare poi a Caravaggio, Guido Reni, Guercino e Nicolas Poussin.
Grande protagonista della collezione di Palazzo Barberini è senza dubbio Caravaggio, presente qui con varie opere, tra cui Narciso, San Francesco in meditazione, e, su tutte, l’incredibile tela dal sapore cinematografico rappresentante Giuditta che decapita Oloferne. L’impressionante realismo della scena lascia lo spettatore senza fiato: la brutalità del gesto compiuto dall’eroina biblica viene quasi smussato dalla luce teatrale che riveste i personaggi, il rosso del tendaggio in contrasto con l’incarnato roseo di Giuditta, pura e al contempo coraggiosa nel cipiglio incorniciato dai riccioli ramati.
E se parliamo di bellezza femminile, non può non essere nominato l’altro grande capolavoro esposto a Palazzo Barberini, ossia La Fornarina, dipinto eseguito da Raffaello nel 1520 e rappresentante la giovane Margherita Liuti, figlia di un fornaio romano e amante del pittore urbinate. Lo sguardo ammiccante, le vesti dal sapore orientale, la posa, tutto richiama il gioco della seduzione e l’intimo dialogo che doveva esistere tra l’artista e la modella.
Galleria Corsini
Spostandoci nell’area di Trastevere troviamo l’altra, altrettanto prestigiosa sede del Museo Nazionale di arte Antica della Capitale, la Galleria Corsini. L’edificio fu fatto costruire nel XVI secolo dal cardinale Raffaele Riario, per poi essere modificato un secolo dopo, quando divenne la residenza dalla regina Cristina di Svezia. La famiglia Corsini entra in gioco solo nel 1736, con l’elezione di Lorenzo Corsini al soglio pontificio col nome di Papa Clemente XII. Questi incaricò l’architetto Ferdinando Fuga della ristrutturazione dell’edificio, che a seguito dei lavori assunse una nuova conformazione a tre fabbricati uniti dalla facciata rivolta verso via della Lungara. Oggi il palazzo è anche sede dell’Accademia dei Lincei, mentre il giardino ospita l’Orto Botanico di Roma.
La collezione e i capolavori
La Galleria Corsini ha il grande merito di custodire l’unica quadreria settecentesca romana che conservi inalterate le sue caratteristiche originali; questo grazie al principe Tommaso Corsini che, nel momento della vendita del palazzo al Regno d’Italia nel 1883, donò allo Stato tutte le opere che ne facevano parte. La collezione presente nel palazzo di via della Lungara venne avviata da papa Clemente XII, e raccoglie opere che coprono un XIV al XVIII secolo; anche l’allestimento delle opere ha mantenuto il concept originale.
Andando in ordine cronologico la lista dei capolavori da ammirare spazia dal Trittico (Ascensione, Giudizio Universale, Pentecoste) di Beato Angelico, eseguito tra il 1447 e il 1448 alla rinascimentale Adorazione dei pastori di Jacopo Bassano. Il cospicuo nucleo espositivo risalente all’età barocca invece annovera capolavori come il San Sebastiano curato dagli angeli (1602-1603) di Pieter Paul Rubens, la Madonna della Paglia di Antoon van Dyck e il San Giovanni Battista di Caravaggio (1603).
In questa versione Caravaggio ci mostra un Battista giovane, dall’acconciatura quasi contemporanea, colto in un momento che prelude all’azione, immerso in un contesto naturale lontano dal consueto deserto in cui lo si pensa e più vicino a una realtà boschiva scura, di matrice quasi nordica.
Passeggiando nelle sale prevale un senso di accerchiamento: le opere coprono interamente le pareti, nella resa legata alle scelte curatoriali del XVIII secolo che prevedeva una soeta di horror vacui allestitivo. E parlando proprio di Settecento, la Galleria conserva lo splendido Trionfo di Ovidio di Nicolas Poussin e Venere scopre Adone morto (1637), opera di Jusepe de Ribera. Quest’ultima è un’opera di grande modernità, dove il tumulto emotivo della tragica scoperta viene smussato nelle cromie morbide, atmosferiche, che danno una parvenza quasi onirica alla scena rappresentata.
Espressione di due secoli diversi, i due Palazzi e le loro collezioni d’arte propongono un’esperienza realmente immersiva nella storia e nella cultura dei rispettivi periodi, evidenziandone gusti e scelte stilistiche, oltre che la geneaologia delle famiglie a cui si deve la loro nascita. La visita restituisce quindi un affresco completo allo spettatore, dove, insieme alle pennellate, anche le vite dei singoli personaggi coinvolti partecipa a pieno titolo alla stesa finale di un “quadro” storico, artistico e soprattutto umano davvero sorprendente.
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Palazzo Barberini
Via delle Quattro Fontane, 13 (Centro Storico)
Martedì – Domenica 10.00 -18.00
Biglietti €2 – €12 (il biglietto è valido per 20 giorni per visitare entrambi i musei)
Galleria Corsini
Via della Lungara, 10 (Trastevere)
Martedì – Domenica 10.00 – 18.00