A Roma la mostra di Munch è un’occasione unica per scoprire le emozioni del celebre artista norvegese.
A Roma Palazzo Bonaparte ospita, fino al 2 giugno 2025, MUNCH.Il grido interiore. Una mostra esclusiva che, con oltre cento capolavori provenienti in via eccezionale dal Munch Museo di Oslo, presenta attraverso una straordinaria retrospettiva l’intero percorso creativo di Edvard Munch (Norvegia 1863-1944).
Precursore dell’Espressionismo e uno dei più grandi artisti simbolisti dell’Ottocento, Munch è l’interprete assoluto delle più profonde inquietudini dell’animo umano ed è conosciuto principalmente per L’Urlo. Un’opera, quest’ultima, che è diventata simbolo universale di angoscia e tormento tanto da essere utilizzata anche come emoticon.
“Con la mia arte ho cercato di spiegare a me stesso la vita e il suo significato, ma anche di aiutare gli altri a comprendere la propria vita.”
Edvard Munch
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Il progetto espositivo
La mostra MUNCH.Il grido interiore, curata da Patricia G. Berman e patrocinata dalla Reale Ambasciata di Norvegia a Roma, è realizzata in collaborazione con il Museo MUNCH di Oslo e prodotta e organizzata da Arthemisia che quest’anno celebra il suo venticinquesimo anniversario.
“Siamo onorati ed orgogliosi di aver potuto realizzare questo grandioso progetto – in collaborazione col Munch Museum di Oslo. Munch mancava da molti decenni in Italia e il grande successo riscosso nella prima tappa a Milano ci ha confermato quanto grande sia l’amore del pubblico verso questo artista immenso, capace di darci emozioni fortissime.”
Iole Siena, Presidente di Arthemisia
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La mostra
L’esposizione MUNCH.Il grido interiore rappresenta un’occasione unica ed eccezionale per vedere i capolavori di uno degli artisti più significativi della storia dell’arte moderna, Edvard Munch (Norvegia 1863-1944), che ha esplorato con una intensità senza pari le inquietudini e le emozioni più profonde dell’animo umano.
La mostra presenta tutto l’universo creativo di Munch, la sua vicenda umana e la sua produzione artistica, dai suoi esordi fino alle ultime opere. Stampe, dipinti, immagini e pensieri capaci di esprimere ricordi ed emozioni coinvolgono il visitatore in un percorso espositivo avvolgente che tocca i temi a lui più cari, collegati gli uni agli altri dall’interpretazione della tormentata essenza della condizione umana.
L’esposizione ruota attorno al “grido interiore” di Munch, alla sua esigenza di comunicare le proprie percezioni e stati d’animo che lo ha accompagnato per tutta la vita, toccando sia temi universali – come la nascita, l’amore, la morte e il mistero della vita – sia i disagi interiori legati all’esistenza umana – l’incertezza dell’amore, la sofferenza prodotta dalla malattia, fisica o mentale, e il vuoto lasciato dalla morte.
Tra gli oltre cento capolavori in mostra troviamo: una delle versioni litografiche custodite a Oslo de L’Urlo (1895), le iconiche La morte di Marat (1907), Notte stellata (1922–1924), Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1900–1901), Danza sulla spiaggia (1904), la celebre Visione (1892) e l’opera Ponte di Rialto, Venezia (1926) dipinta durante uno dei suoi viaggi in Italia.
“Aspiriamo a qualcosa di più di una semplice riproduzione fotografica della natura: non aspiriamo a dipingere bei quadri per abbellire le pareti di un salotto. Vogliamo provare, anche se a volte falliamo, a gettare le basi per un’arte che sia un dono per l’umanità. Un’arte che susciti emozione e commozione. Arte che nasce dal cuore”.
Edvard Munch
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Muro di casa al
chiaro di luna
1922–24
Olio su tela, 90,5×68,5 cm
Photo © Munchmusee
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Edvard Munch
La tomba di P. A. Munch a Roma
1927
Olio su tela, 93,5×72,5 cm
Photo © Munchmusee
Le sezioni della mostra
Allenare l’occhio – prima sezione
Munch riteneva che i ricordi e la propria visione interiore dessero forma alla percezione della realtà, fino a sostituirla. Ad esempio, i pochi anni che separarono i ritratti della sorella Laura (il primo nel 1882, Laura Munch, presente in mostra; il secondo nel 1900) illustrano bene il viaggio che porta il pittore dall’universo del visto a quello del non visto. Munch presta una particolare attenzione alle immagini, ai suoni, ai colori e persino alle vibrazioni percepibili nell’aria; è estremamente consapevole dei modi in cui le emozioni filtrano le sue esperienze del mondo. Nei suoi scritti annota più volte come la sua vista influenzi la sua esperienza sensoriale, incluso i suoni che sente e gli stati emotivi che prova, producendo capolavori come L’urlo.
In mostra opere del periodo come Autoritratto (1881-82), Malinconia (1900-1901) e Il circolo bohémien di Kristiania (1907).
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Quando i corpi si incontrano e si separano – seconda sezione
Alla fine dell’Ottocento, in un’epoca di promiscuità tanto pubblica quanto privata, la determinazione di Munch a rendere visibile quella che lui definisce la “grandiosità della sessualità” è avanguardistica e controversa. Negli anni ‘90 del XIX secolo Munch comincia a organizzare le sue immagini di desiderio erotico, risveglio sessuale e desolazione in una serie chiamata “Amore” che sviluppa nel corso dei decenni successivi e trasforma nella serie intitolata “Il Fregio della vita”, che per lui simboleggia un ciclo essenziale della vita umana. In mostra sono presenti opere come Bacio vicino alla finestra (1891), Coppie che si baciano nel parco (Fregio di Linde) del 1904 e Madonna (1895).
Fantasmi – terza sezione
“La malattia fu un fattore costante durante tutta la mia infanzia e la mia giovinezza. La tubercolosi trasformò il mio fazzoletto bianco in un vittorioso stendardo rosso sangue. I membri della mia cara famiglia morirono tutti, uno dopo l’altro”
Edvard Munch
Durante l’infanzia Munch sperimenta perdite molto importanti e filtra il lutto della sua famiglia in alcuni dei suoi motif più toccanti. Le sue immagini sono cariche dell’angoscia che si prova nel guardare qualcuno morire e della lotta che i malati, immagina debbano affrontare, con la morte. Dagli anni ’80 del XIX secolo, a partire da La bambina malata, le opere di Munch iniziano a raccontare i suoi ricordi manipolati attraverso la pittura e la scrittura.
Nei suoi scritti, Munch dichiara che l’atto di richiamare le proprie memorie gli consente di liberarsi dei dettagli superflui e di individuare i momenti più significativi e importanti del suo passato: quasi una caccia ai fantasmi. In questa sezione sono presenti alcune delle opere più celebri come Sera. Malinconia (1891), Disperazione (1894) L’urlo (1895), Lotta contro la morte (1915) e La morte nella stanza della malata (1893).
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Munch in Italia – quarta sezione
Un aspetto poco noto del lavoro di Munch è la sua riconoscenza verso l’Italia. Nel suo primo viaggio che risale al 1899, l’artista visita Firenze e poi Roma, dove confrontandosi con il Rinascimento italiano scrive: “Penso alla Cappella Sistina… Trovo che sia la stanza più bella al mondo.” Munch torna in Italia nel 1922 (“più gloriosa che mai”) e trascorre un giorno a esplorare la Basilica di Sant’Ambrogio a Milano.
Nel 1927 trascorre un mese a Roma e, in occasione di tale viaggio, si reca in pellegrinaggio al Cimitero Acattolico per visitare la tomba dello zio, Peter Andreas Munch, e cerca, inoltre, ispirazione tra i tesori della Città Eterna: “Dato che sto lavorando con i grandi formati, per me è fondamentale poter ammirare gli affreschi di Michelangelo e Raffaello”, annota. In questa sezione troviamo l’opera Ponte di Rialto, Venezia (1926) e La tomba di P.A. Munch a Roma (1927) che ritrae uno scorcio del Cimitero Acattolico dove è sepolto lo zio (storico norvegese considerato il fondatore della scuola di storia norvegese).
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L’universo invisibile – quinta sezione
Per Munch la Terra è un elemento dotato di coscienza e respiro. Come molti altri intellettuali del suo tempo, egli segue il dibattito in corso in merito al rapporto tra scienza, tecnologia, religione e misticismo.
La cosmologia personale di Munch è modellata sulla base dell’idea che l’ambiente fisico e i corpi delle creature agiscano gli uni sugli altri, permettendo alle energie invisibili (come le radiazioni solari, l’elettromagnetismo, la telepatia, la crescita cellulare) di interagire con il mondo visibile: “Oggi ho sentito una conferenza alla radio sulla materia e le onde elettromagnetiche della luce. Il docente ha presentato le ultime conclusioni: in poche parole, la luce è composta da onde e, pertanto, anch’essa è materia. Questo è esattamente quello che avevo scritto nel mio diario venti o trenta anni fa: avevo scritto che tutto si muove e che il fuoco della vita può essere trovato persino nella pietra.”
Tra le opere presenti in questa sezione: Uomini che fanno il bagno (1913-1915), Onde (1908) e Il falciatore (1917).
Di fronte allo specchio (Autoritratto) – sesta sezione
In mostra troviamo i tanti autoritratti che Munch ha dipinto durante tutta la sua vita mettendosi in posa sempre con grande originalità davanti allo specchio per condividere il suo stato d’animo assumendo ogni volta il ruolo di un personaggio diverso. La litografia del 1895 paragona l’artista ad uno spettro simbolista, nel 1903 Munch inserisce il suo corpo nudo tra le fiamme dell’Inferno e nei primi decenni del Novecento tiene progressivamente traccia degli effetti causati dall’impietoso passare del tempo. Ad esempio, nell’opera Autoritratto tra il letto e l’orologio (1940-1943) l’artista si rappresenta come una figura instabile con le mani che penzolano ai lati del corpo.
L’eredità di Munch – settima sezione
In mostra sono raccolti alcuni capolavori di Munch dove, attraverso la presenza di un elemento specifico, lo sguardo dell’osservatore è proiettato nel quadro. Questo accade, ad esempio, con la balaustra nel dipinto Donna sui gradini della veranda (1942), con il viale nel Muro di casa al chiaro di luna (1922-1924) o con la staccionata ne Le ragazze sul ponte (1927).
Sono elementi che invitano ad entrare nella scena e a partecipare con maggiore coinvolgimento emotivo all’immaginario, tormentato, eppure seducente, dell’artista. La sua ricerca, ancora oggi in parte da comprendere, costituisce la premessa per la nascita delle Avanguardie che nel XX Secolo avrebbero portato gli artisti a cercare soluzioni sempre più radicali destinate a diventare gli strumenti migliori per raccontare le nostre emozioni più profonde.
Fino al 2 giugno 2025
PALAZZO BONAPARTE
Piazza Venezia, 5
Orario apertura: dal lunedì al giovedì 9.00 – 19.30 venerdì, sabato e domenica 9.00 – 21.00
Biglietti Open: € 22,00 Intero: € 18,00 Ridotto: € 17,00