Un viaggio trasversale, attraverso 200 opere, dal Medioevo a oggi, racconta la fortuna iconografica dell’inferno dantesco nei secoli
Un viaggio inedito, dalle bolge dei dannati di Dante alla schiera di anime degli ospedali psichiatrici, nelle fabbriche, nei campi di sterminio, prende forma, alle Scuderie del Quirinale, per dare voce ai tanti, imprevedibili “inferni” dell’umanità. Più che una mostra dedicata all’Inferno dantesco, quella in corso a Roma è il sorprendente omaggio a un’idea antichissima, interpretata dal Sommo Poeta oltre 700 anni fa e declinata, attraverso i secoli, nelle sue molteplici, drammatiche sfaccettature.
È un percorso complesso, intenso, di ampio respiro quello che Jean Clair e Laura Bossi hanno concepito per la mostra Inferno, e che, fino al prossimo 9 gennaio, sarà nella capitale con l’obiettivo di rendere omaggio al Sommo Poeta nell’anno delle sue celebrazioni.
Un cammino sorprendente, dalla Porta dell’inferno alla salvezza, racconta la fortuna iconografica dell’inferno nei secoli, dando una nuova interpretazione all’immaginario visuale del poeta fiorentino che di quell’universo ha elaborato, nella sua Commedia, un’autentica mappa mentale e simbolica.
Il percorso del visitatore, nelle sale delle Scuderie del Quirinale, inizia con il passaggio attraverso la versione in gesso della spettacolare Porta dell’Inferno di Auguste Rodin, in prestito dal Musée Rodin di Parigi, a dialogo con una straordinaria Caduta degli angeli ribelli di Francesco Bertos, ricavata da un unico blocco di marmo. Il viaggio prosegue attraverso le tante Bocche dell’Inferno concepite dall’immaginario collettivo, cavalcando l’iconografia del mondo dei dannati, dal medioevo ai nostri giorni.
E il pubblico percorre questa faticosa salita verso la soglia della salvezza, scandita, in un crescendo di sguardi, voci, sensazioni, da duecento capolavori in prestito da oltre ottanta istituzioni di tutta Europa, tra musei, raccolte pubbliche e prestigiose collezioni private.
Una cronologia trasversale, come lo sguardo dei curatori che offre un punto di vista inedito e illuminante sulla tematica, ci accompagna dall’origine dell’inferno come regno di Lucifero verso la topografia del cono infernale. Sfuggendo alle tentazioni diaboliche, il visitatore si trova a tu per tu con la traslitterazione terrena dell’inferno attraverso le devastazioni della guerra – con i calchi dei soldati sfigurati durante il primo conflitto mondiale – per poi scrutare l’angoscia della reclusione, il lavoro alienante e tossico nelle fabbriche, il buio della follia, fino a sfiorare l’incubo dello sterminio. Inferno non è soltanto la celeberrima Voragine infernale che Sandro Botticelli dipinge su pergamena per illustrare la Divina Commedia, opera oggi smembrata ed eccezionalmente concessa in prestito dalla Biblioteca Apostolica Vaticana per le prime due settimane della mostra. E nemmeno il Giudizio Finale di Beato Angelico, le tentazioni di Sant’Antonio Abate tradotte in pittura da Jan Brueghel, o le raccapriccianti pene che Hyeronimus Bosch e bottega infliggono ad un’umanità dannata e pigra.
Dal celebre Demonio di Valladolid in legno policromo o dalla maestosa tela di quattro metri di Gustave Doré, Virgilio e Dante nel IX girone dell’Inferno, gli inferni tracimano l’universo artistico per sedurci con l’immagine popolare del Teatrino napoletano di pupi catanesi e palermitani arrivati a Roma dal Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino di Palermo.
In questo caso i pupi guardano alla magia come a un codice per indagare la realtà, riflettendo il bisogno dell’umanità di ricorrere al sacro e alla sfera magica per dare un ordine al mondo.
Poi, lentamente, il concetto abbandona l’immaginazione per accostarsi alla storia e l’inferno si palesa in terra, tra le prigioni di Giovan Battista Piranesi, tra i manicomi, nelle miniere che diventano emulazioni dei gironi infernali. Questo universo che, dalle schiere dei dannati, si fa meccanizzato, esplode nelle metropoli industriali, autentiche figurazioni in terra della dantesca “città dolente”.
E ancora una volta l’arte li racconta, con la sensibilità cromatica di Giacomo Balla – che, attraverso l’atteggiamento stravolto de La pazza, con le sue movenze disarticolate, suscita nell’osservatore un senso di sgomento e di pietà – o con le sublimi solitudini de La sala delle agitate all’ospedale di San Bonifacio di Firenze di Telemaco Signorini.
Anche il dolore psichico, non meno violento di quello fisico, passa attraverso l’inferno e invade i campi di battaglia dove le baionette diventano gli oscuri pennelli di una tela fatta di sangue e di morte.
Poi un bagliore. Di che tipo di luce si tratti spetta al visitatore scoprirlo, mentre si abbassa il sipario (o si alza) su un’esperienza che lascia il segno.
Fino al 23 gennaio, 2022
Scuderie del Quirinale
Via XXIV Maggio, 16 (Monti)
Orari di apertura: tutti i giorni 10.00 – 20.00
Biglietti: €13 – 15