La storia ed i segreti della Domus Aurea
Finalmente posso cominciare a vivere come un essere umano!”! Con questa frase, riportata nelle cronache dello storico Svetonio e diventata ormai iconica, Nerone commentava la fine dei lavori di costruzione della Domus Aurea, la sua residenza privata che si estendeva per più di 1 km quadrato nel cuore di Roma, attraversando il Palatino, il Celio e il Colle Oppio.
Proprio da questo colle, oggi, si ha accesso alla Domus Aurea, attraverso un’entrata posta in un parco ombreggiato da grandi alberi; l’accesso al sito implica la discesa poiché i resti del monumento si trovano a livello ipogeo rispetto all’odierno piano stradale.
Nell’antichità la Domus era una costruzione architettonica senza precedenti, circondata da giardini e boschi, con sale interne decorate da statue provenienti dalla Grecia e dall’Asia Minore, stucchi e materiali preziosi. Gli ambienti erano numerosissimi, e in alcuni casi ancora non si conosce ancora la destinazione d’uso di alcuni di loro, come nel caso dell’affascinante sala ottagona caratterizzata da un tetto a cupola che precede di 60 anni quello identico realizzato per il Pantheon a Roma. La sua costruzione fu decisa dopo il grande incendio che divampò in città nel 64 d.C., che vide distrutta la gran parte del centro di Roma. Nerone, al quale fu attribuito il dolo dell’incendio stesso (accusa mai provata), approfittò della situazione per dare il via ai lavori.
Il suo intento era dare vita a una “casa d’oro”, una magione imperiale dove il bello, la meraviglia e il lusso sarebbero stati protagonisti assoluti.
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La riscoperta e le “Grottesche”
Come spesso accade di molte meraviglie antiche nel tempo si perde memoria, vuoi per accadimenti storici, vuoi intenzionalmente. Nel caso della Domus Aurea si trattò di una vera e propria “damnatio memoriae”, perpetrata ai danni di Nerone dai suoi successori. Il palazzo fu spogliato dei materiali preziosi e delle decorazioni che lo abbellivano, e le stanze furono poi riempite di terra in modo che diventassero il substrato sopra il quale edificare le Terme di Tito. Il grandioso lago artificiale che abbelliva i giardini della Domus Aurea fu prosciugato, e il suo fondale venne usato come base su cui costruire quello che oggi chiamiamo Colosseo.
La bellezza non può essere però nascosta a lungo. Nel XV secolo, casualmente, questo tesoro venne riscoperto grazie a un banale incidente. Un giovane cadde infatti in una buca mentre si trovava sul Colle Oppio, e da lì si rese conto che a livello sotterraneo si celavano ambienti riccamente decorati. Iniziarono quindi le esplorazioni, perpetrate in particolare da artisti e studiosi del tempo, tra cui Raffaello Sanzio.
L’apparato decorativo che questi “curiosi” scopriranno prenderà il nome di grottesche. Il termine deriva dal fatto che per esplorare il sito ci si doveva calare dall’alto stando all’interno di cesti attraverso delle buche scavate nel terreno. Scendendo in profondità si aveva per l’appunto l’impressione di penetrare in delle grotte, dovevano infatti portarsi dietro delle torce per illuminare gli ambienti. Le decorazioni che si trovarono davanti erano incredibili: motivi floreali, frutta e piante, animali immaginari, sfingi e donne sirene, un microcosmo fantastico che prendeva vita alla luce della fiamma. Questo genere di illustrazioni venne largamente imitato ed utilizzato da lì ai secoli a seguire da tantissimi artisti, andando ad adornare palazzi nobiliari e altri edifici di rappresentanza in tutta Italia.
La mostra in corso: L’Amato di Iside. Nerone, la Domus Aurea e l’Egitto
Fino al 14 gennaio 2024 sarà possibile visitare la mostra L’Amato di Iside. Nerone, la Domus Aurea e l’Egitto, allestita lungo le sale della reggia imperiale. La mostra intende ricordare la fascinazione che l’imperatore Nerone provava per i culti egizi, in particolare quello di Iside, di cui era seguace e che si diffuse a Roma nel corso del I secolo. Fascino ma anche profonda conoscenza: l’Egitto infatti è un tema che torna spesso nella vita di Nerone, a cominciare dalla sua formazione culturale, gestita da precettori come Cheremone di Naucrati, direttore della biblioteca del Serapeo di Alessandria e del filosofo Seneca, che dedicò un’opera al paese bagnato dal Nilo.
Il percorso espositivo inizia dalla Galleria III, si sviluppa nel complesso della Sala Ottagonale, raggiunge gli ambienti del Cortile Pentagonale e attraversa il Grande Criptoportico e si divide in due grandi sezioni: L’Egitto di Nerone e L’Egitto a Roma.
In mostra decine di preziosi reperti legati alla cultura egizia provenienti da grandi eccellenze museali quali il Museo Egizio di Torino,che ha prestato la statua monumentale di Tutmosi I, il Museo Nazionale Romano, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, i Parchi archeologici di Pompei e dei Campi Flegrei, lo Staatliches Museum Ägyptischer Kunst di Monaco.
La visita è davvero suggestiva, gli ambienti, pregni di storia e potenza, sono il set ideale per i magnifici reperti egiziani, statue ieratiche dalle fattezze sublimi, sculture rappresentanti animali associati alla geografia africana, come il coccodrillo e il leone, monili ed oggetti che parlano di un tempo remoto eppure vicinissimo, parte di un immaginario universale che si aggancia a un mondo antico, magico, quasi sovrannaturale.
Ingresso da Viale Serapide
Orari:
Lun – Gio: 9.00-17.00 (solo visita guidata della mostra con gruppi di massimo 23 persone)
Biglietti: €14-18
Ven-Sab: 9.00-17.00 (visita guidata del cantiere e della mostra con gruppi di massimo 23 persone)
Biglietti: €19-23