Al MAXXI le immagini di uno dei più grandi maestri del bianco e nero
A Roma il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo rende omaggio al grande fotografo italiano Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 1930) e ospita, fino al 18 settembre 2022, la sua personale “Gianni Berengo Gardin. L’occhio come mestiere”. L’esposizione, a cura di Margherita Guccione e Alessandra Mauro, è prodotta dal MAXXI in collaborazione con Contrasto, Fondazione Forma per la Fotografia, Archivio Gianni Berengo Gardin, il Main Partner Enel e il Media Partner Rai Cultura. La mostra presenta una straordinaria raccolta di immagini dell’Italia dal dopoguerra a oggi che testimoniano il modo unico di fotografare del grande maestro e il suo occhio attento al mondo e alle sue diverse realtà.
Sono particolarmente felice di questa mostra dedicata a Gianni Berengo Gardin. Il maestro ha scelto di mostrare per la prima volta qui al MAXXI alcune fotografie inedite, e lo ringrazio moltissimo anche per questo. Il suo sguardo ha attraversato l’Italia e l’ha raccontata nelle sue dinamiche sociali, nel mondo del lavoro, della cultura. Le sue immagini “vere” sono meravigliose, con l’uso del bianco e nero, con il gioco delle ombre. Raccontano l’uomo nella sua dimensione sociale, hanno un forte valore insieme poetico e politico e sono straordinariamente contemporanee. Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI.
Gianni Berengo Gardin
Nato a Santa Margherita Ligure nel 1930 ma veneziano d’origine, Gianni Berengo Gardin è considerato uno dei più grandi maestri italiani della fotografia di reportage. In quasi settant’anni di carriera Berengo Gardin ha documentato con le sue immagini l’evoluzione della cultura e della società italiana dal dopoguerra a oggi realizzando un patrimonio visivo straordinario. Il suo lavoro ritrae persone, città e luoghi diversi che interessano tutta l’Italia focalizzando l’attenzione su un’ampia varietà di temi che spaziano dal sociale, alla vita quotidiana, al mondo del lavoro fino all’architettura e al paesaggio. Circa duecento delle sue innumerevoli fotografie tra immagini celebri, altre meno note e alcune inedite sono così presentate al MAXXI nella sua personale che riprende il titolo del celebre libro del 1970 curato da Cesare Colombo, L’occhio come mestiere.
“Molti mi dicono che sono un artista, ma non ci tengo a passare per artista, sono un fotografo artigiano».
Gianni Berengo Gardin
La mostra
La mostra è immaginata come una sorta di “viaggio”, un percorso che accompagna il visitatore nel mondo di Gianni Berengo Gardin e nel suo modo unico di ritrarre l’Italia nelle sue trasformazioni sociali, culturali e paesaggistiche dal secondo dopoguerra a oggi. Punto di partenza di questo viaggio visivo è Venezia, città d’origine e luogo in cui si forma come fotografo poiché, pur non essendovi nato, si sente veneziano e dice: «i nonni erano veneziani, i bisnonni veneziani, papà venezianissimo». Da Venezia si passa a Milano e si arriva fino a Palermo passando per quasi tutte le regioni, le città e i piccoli borghi sparsi lungo la penisola. Tappe significative di questo viaggio sono anche i reportage sui luoghi di lavoro, realizzati per Alfa Romeo, Fiat, Pirelli e Olivetti, quelli sugli ospedali psichiatrici in diversi istituti in tutta Italia o quelli sui popoli e la cultura Rom. Non mancano ad arricchire la mostra i ritratti di alcune delle figure chiave della cultura contemporanea come Peggy Guggenheim, Ettore Sottsass, Dino Buzzati e Mario Soldati, solo per citarne alcuni. Il viaggio si conclude con le immagini di alcuni cantieri, tra cui anche quello del MAXXI fotografato nel 2007.
“La mostra che il MAXXI dedica a Gianni Berengo Gardin rilegge in una prospettiva nuova la sua lunghissima carriera, segnata da una forte e coerente idea di fotografia-documento, quella che lui chiama “vera fotografia”. Una modalità che rifugge dalla tentazione della manipolazione analogica o digitale, per riaffermare una visione documentaria, ma mai neutrale e sempre partecipe della realtà. L’idea fondante del racconto è di ripercorrere settant’anni di fotografia in modo prevalentemente geografico con alcuni nuclei tematici, un viaggio che parte da Venezia, un luogo sempre presente nel suo modo di guardare, e che attraversa il paesaggio fisico, sociale e culturale del nostro tempo“. Margherita Guccione, curatrice della mostra.
Il percorso espositivo
Grandi illustrazioni a parete in bianco e nero, ispirate da alcune fotografie iconiche di Berengo Gardin e realizzate dell’artista Martina Vanda, accolgono il visitatore all’ingresso dello Spazio Extra MAXXI e lo conducono, attraverso una rampa di scale, al primo piano dell’edificio dove è allestita la mostra. La sala espositiva è scandita dinamicamente da una sequenza di pannelli verticali che invitano il visitatore, attraverso un percorso fluido e non cronologico, a scoprire l’Italia attraverso lo sguardo del maestro. Tramite la scansione di QR code, inoltre, è possibile visitare la mostra accompagnati dalla voce di Gianni Berengo Gardin che racconta in prima persona alcuni episodi legati alla sua vita personale e professionale. Il percorso espositivo è caratterizzato da una grande parete dedicata al suo studio a Milano e una ai suoi libri, dove come in una gigantesca libreria sono esposte le riproduzioni delle copertine delle sue oltre duecentocinquanta pubblicazioni realizzate durante la sua lunga carriera.
“Essere fotografi per Gianni Berengo Gardin significa, foto dopo foto, riuscire a trovare per sé un ruolo di “osservatore partecipante”, come si dice in antropologia culturale, fatto di ascolto e attesa, come è sempre stato nella tradizione dei grandi autori di documentazione del Novecento. In fondo, erano loro ad affermare che bisogna imparare a raccontare le cose come sono, senza errori né confusioni; e se la documentazione è onesta, veritiera, limpida e verace, diventa – come diceva Dorothea Lange – un atto estremamente nobile, più di tutto un racconto di finzioni. Anche Gianni impara a immergersi nella realtà, a documentare i cambiamenti sociali, del costume, della politica. Questo è il suo mestiere; lui lo ha scelto con convinzione e lo esercita con una costanza ammirabile e con un metodo infallibile, perché sedimentato nel tempo e affinato in tante prove e tanti lavori“. Alessandra Mauro, curatrice della mostra.
Il libro che accompagna la mostra
La mostra è accompagnata dal libro L’occhio come mestiere il cui titolo riprende quello di Cesare Colombo, realizzato nel 1970 e dedicato alle fotografie di Gianni Berengo Gardin, per testimoniare l’importanza della fotografia di reportage e della sua capacità di dare alla realtà un’immagine critica e polemica. Il volume pubblicato da Contrasto presenta un nuovo racconto visivo di Berengo Gardin dedicato all’Italia e composto di quasi duecento fotografie, alcune celebri, altre meno note, altre ancora inedite. Il libro è arricchito da un testo di Edoardo Albinati, una prefazione di Giovanna Melandri, uno scritto di Alessandra Mauro e da una conversazione di Margherita Guccione con Gianni Berengo Gardin.
“Continuo a rimanere un uomo che da anni cerca di scrivere con la macchina fotografica, il vero strumento con cui riesco a esprimermi e che provo a usare esattamente come uno scrittore usa la sua penna. Per continuare a raccontare il mondo che ho davanti agli occhi e nella mia testa”.
Gianni Berengo Gardin
GIANNI BERENGO GARDIN. L’OCCHIO COME MESTIERE
4 maggio – 18 settembre 2022
MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Orari:
Martedì – Domenica 11.00-19.00
Biglietti:
Intero € 12 – Ridotto €9