Food Age. Food as influencer

Food Age. Food as influencer
Ansgar Skiba, Cake, 2007, Courtesy the artist

Il cibo diventa materiale artistico alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma

Mangiare è un’attività quotidiana nelle nostre vite. Il cibo è parte integrante delle nostre giornate, e spesso il nostro rapporto nei suoi confronti è talmente abitudinario da renderlo qausi meccanico. A darne una chiave di lettura diversa, virando verso un approccio inedito e inusuale ci pensa la mostra Food Age. Food as influencer, nelle sale della Galleria Nazionale d’Arte moderna e Contemporanea di Roma fino al prossimo 28 maggio. La mostra, a cura di Martí Guixé e Inga Knölke, sarà allestita nel Salone centrale del museo.

Perdendo di vista il fine ultimo del cibo, ossia il suo essere commestibile e indirizzandolo invece verso una dimensione museale, attraverso l’arte, l’artigianato e il design, i curatori ci invitano a guardarlo attraverso una prospettiva diversa, facendolo diventare un contenitore semiotico poliedrico. Il cibo può a buon diritto assumere il ruolo di influencer, in grado di rimodellare il presente, divenendo così nel futuro possibile campo di sperimentazione.

Piero Manzoni, Achrome, 1962 ca., panini e caolino

Le opere presenti in mostra rappresentano del cibo, o sono realizzate con materiale commestibile, come la Chocolate Nose Bar di Paul McCarthy, o ancora sono la condensazione materica della visione che ne ha l’artista. Emerge un’ampia gamma di rielaborazioni del tema, rappresentative dei molti modi in cui gli  artisti guardano al cibo: un esempio su tutti sono le famose alterazioni del pane, operate con la vernice bianca da Piero Manzoni per solidificarlo in scultura.

Il cibo diventa oggetto di sperimentazione in senso quasi scientifico: interpretato attraverso le nuove tecnologie nelle opere del duo svedese Wang & Söderström, o indagato tramite le applicazioni della biotecnologia e della nanotecnologia, che potrebbero entrare a far parte della nostra vita quotidiana, nella serie Bioplastic Fantastic di Johanna Schmeer, che mostra opere a metà strada tra oggetti e organismi viventi. Il concetto di natura, di palpito vitale torna anche nell’opera Heliospora di Rubén Verdú, un lecca-lecca realizzato in oro, diamanti e zucchero, che sembra condensare tutta l’energia e la magia del sole in un dolciume.

Rubén Verdú, Heliospora, 2022, oro 18K e diamanti 3K, zucchero e involucro in plastica, Courtesy l’artista
 

Non mancano anche testimonianze multmediali dedicate al cibo, come il video della performance The Onion di Marina Abramovic.
L’ampia rete di riferimenti e connessioni che dispiega Food Age. Food as Influencer comprende, inoltre, opere fotografiche, come Glass of Petrol di Agnieszka Polska, oltre a dipinti e sculture.

. Marina Abramovic, The Onion, 10 minute performance for video, UTA Dallas, 1995, Video: 20’01” – color – sound, Copyright Marina Abramovic, Courtesy of the Marina Abramovic Archives

Tra le 100 opere in mostra una ricca parte proviene dalle collezioni permanenti della Galleria Nazionale, con artisti come Felice Casorati, Filippo De Pisis, Antonio Mafai, Giorgio Morandi, Pino Pascali e Emilio Vedova, solo per citarne alcuni. Perchè il cibo è un tema che nell’arte non conosce tempo, essendo stato sempre rappresentato innumerevoli volte nel corso dei secoli: da semplice natura morta ad allegoria della vanitas, arrivando fino alle sperimentazioni più audaci e ironiche del nostro tempo.

Pino Pacali, Gruppo di personaggi, 1964, Courtesy Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea

Fino al 28 maggio
Viale delle Belle Arti, 131

Orari di apertura: da martedì a domenica 9.00 – 19.00
Biglietti: Intero: € 10,00, Ridotto: € 7,00 | € 5,00 | € 2,00

lagallerianazionale.com

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