In mostra le opere della grande protagonista dell’arte italiana del secondo dopoguerra
Avrebbe compiuto 100 anni a febbraio Carla Accardi, la grande protagonista dell’Informale segnico italiano. Il Palazzo delle Esposizioni di Roma celebra questa ricorrenza con la mostra antologica più grande a lei mai dedicata, visitabile fino al prossimo 1 settembre.
Il percorso espositivo, curato da Daniela Lancioni e Paola Bonani si divide in sette sale, con più di cento opere che abbracciano il suo intero percorso artistico: dalle prime prove figurative, dove appaiono evidenti gli insegnamenti appresi durante gli anni trascorsi all’Accademia di Belle Arti frequentata nella natia Sicilia si arriva a una progressiva perdita di oggettività, con una decisa virata verso l’Astrattismo e poi verso l’Informale.
Carla Accardi arriva a Roma da Trapani nell’immediato dopoguerra, nel 1946, entrando subito in contatto con gli artisti attivi all’epoca nella capitale. I suoi esordi mostrano uno stile ancora da definire, ma dotato comunque di una certa intensità. E’ il caso del suo autoritratto, costruito con pennellate decise e colori densi, pastosi, o nelle nature morte che riecheggiano invece i lavori di Renato Guttuso o gli effetti cromatico-dinamici dei Futuristi.
Risale al 1947 la fondazione del Gruppo Forma 1, di cui l’Accardi fa parte insieme ad altri artisti, tra cui Piero Dorazio, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo e Giulio Turcato, il cui fine era quello di proporre un’arte che facesse riferimento al significato profondo e puro della forma in quanto tale, senza simbologie accessorie.
Gli anni Cinquanta e Sessanta segnano la svolta in senso astratto, dapprima con le grandi tele in bianco e nero che portano all’essenziale la pittura per farsi fautori di un ritorno concettuale agli archetipi formali e cromatici. In seguito le sue tele prenderanno colore, focalizzandosi su contrasti bicromi aggressivi e anti-naturalistici che mangiano in parte il segno, che da urlo diventa sussurro.
Ulteriori sperimentazioni conducono nell’ultima parte della sua carriera a inediti esiti di ricerca, con delle installazioni ambientali realizzate con materiali innovativi, come il sicofoil (un acetato di cellulosa) o il plexiglass. Il materiale industriale si fa medium artistico, come nella serie di Tende e Rotoli; l’artista riesce a piegare materiali inerti, freddi e distaccati tramutandoli in linguaggi pittorici e strutturali che dialogano con lo spettatore invitandolo a un’interazione a 360 gradi, che implica anche un movimento intorno all’opera stessa, tridimensionale.
Ciò è fortemente percepibile osservando la sua Triplice tenda, ospitata al centro della rotonda del museo, esempio di come l’espressione artistica possa diventare dimensione abitabile.
Il percorso si conclude con le opere realizzate negli Anni Novanta e Duemila, tele movimentate e dinamiche che sembrano diventare summa del suo intero percorso artistico: l’Accardi sembra infatti tornare a guardare a sé stessa, come a chiudere un cerchio temporale e riprendendo l’uso del colore vibrante e del segno.
Completa la mostra il catalogo, edito da Quodlibet, che include un’ampia antologia della letteratura critica che raccoglie moltissime letture e interpretazioni dello straordinario lavoro di Carla Accardi.
Fino al 1 settembre 2024
Via Nazionale, 194
Orari: Martedì – Domenica 10.00-20.00
Biglietti: Intero €12.50, Ridotto €10.00